Good Friday, ti ascolto.
Non è un saluto né una canzone un gioco un segreto un sorriso un ricordo.
I once fell in love with you just because the sky turned from grey into blue
It was a good Friday, the streets were open and empty
No more passion plays in St Nicolas avenue.
Applausi di cucchiai e una biglia nel bicchiere di vetro, cerchi misteriosi senza fermarsi mai
Collane di perline minuscole da sfregare tra le dita, poi chiudi gli occhi.
È il rumore delle ciglia
quando si scontrano.
Scricchiola la maniglia, un banchetto magico attraverso il buco della serratura,
brindisi di corolle e caffè pronto- senti il rumore dalla cucina?
No, non c’è la cucina. È tutto lì dentro.
È un saluto una canzone un gioco un segreto un sorriso un ricordo.
Per me.
I believe in St. Nicolas,
it’s a different type of Santa Claus…
giovedì 4 ottobre 2007
venerdì 21 settembre 2007
aL ha pensato e scritto: [fingi che sia il 23]
Contorsioni spasmodiche che non mi stupiscono, le vostre. Lucertole senza testa ansimano sullo schermo e ancora non sono abbastanza cattiva. Immagino una mano bambina che fa loro il solletico e ride come solo nei cartoni jap sanno fare. Arriva in ritardo, l’audio, così come le scuse e i chiarimenti. Le vostre preghiere hanno il sapore di ripiego e forzatura, piccoli strappi metallici ricuciti in fretta e consegnati da un fattorino in divisa sudicia che mi parla di equivoci. Ci hai messo troppo, tesoro. Non posso far altro che premere il tasto mute e lasciarvi indifesi e forzatamente silenziosi mentre allestisco la mia confessione. Dita incrociate sopra il vostro baratro-gola, preparo il sorriso migliore e controllo: sono abbastanza cattiva, ora?
Ho finto passione per ricalcarla con odio - in trasparenza, così che fosse riconoscibile solo da chi, come me, vi osserva da una certa distanza. Ed io con lui.
[attonito stupore impressionato e scosso]
L’alba sembra aver impietrito i reduci in un momento di passaggio.
Le lucertole seccano al sole, Dolce Candy è ormai lontana. Via gente, non c’è niente da vedere.
con questa bocca con questi occhi con questo tono ascolto la cosa più cattiva che ho
Ho finto passione per ricalcarla con odio - in trasparenza, così che fosse riconoscibile solo da chi, come me, vi osserva da una certa distanza. Ed io con lui.
[attonito stupore impressionato e scosso]
L’alba sembra aver impietrito i reduci in un momento di passaggio.
Le lucertole seccano al sole, Dolce Candy è ormai lontana. Via gente, non c’è niente da vedere.
con questa bocca con questi occhi con questo tono ascolto la cosa più cattiva che ho
giovedì 13 settembre 2007
wd? ha pensato e scritto:
Lascia un dito d’acqua a convenzioni verosimilmente opprimenti, aggrovigliato in una girandola di pensieri torbidi e poco sontuosi che lasciano appesi al pavimento. Potrai sentire una voce, un suono, sempre quello, tenace quanto falso, e risvegliarti al rumore perplesso del cellulare che suona come un megafono, sempre più spesso.
Ma sono sterilmente convinto che tutto s’improvvisi. Prima questo e te ne occupi, i calli a fanculo, inettitudini per amiche sempre. Senza arte né affezioni ginniche, ve lo dico. Tutto s’improvvisa.
Ma sono sterilmente convinto che tutto s’improvvisi. Prima questo e te ne occupi, i calli a fanculo, inettitudini per amiche sempre. Senza arte né affezioni ginniche, ve lo dico. Tutto s’improvvisa.
lunedì 3 settembre 2007
aL ha pensato ascoltato e scritto:
Altre pseudovisioni tra Pola Mae Arthur, Ballard, Bowie e ancora e sempre Joy Division. E wd?
Testa sola, buio forse notte. Le previsioni non se la sentono di escludere la possibilità di altra pioggia. Anticipo le domande ed eludo ogni dubbio con un gesto rapido da riprodurre come segue: mano aperta, palmo verso il basso e parallelo al suolo, polso molle che ruota orizzontalmente da sinistra a destra, dita tese e morbide in 151 gradi o poco più di mobilità semicircolare. Non so se mi spiego. Da ripetere ossessivamente eppure senza cura, tanto che non mi accorgo se lo sto facendo o meno. I muri si squagliano. Ho bisogno di altra musica, musica per questo nuovo momento. Fase: della-paura-di-non-esser-più-capace-a-star-sola. So che verrai presto, appena possibile. Ma ora? Il mio film preferito è quello in cui David Bowie viene dallo spazio. I muri si squagliano eppure silenzio. C’è forse una porta spalancata da cui qualcuno sta osservando? Indosso il cartone del dixan fingendo sia un casco. Aspirare i resti del detersivo in polvere che stava nella confezione ha qualcosa di illegale, da qui sotto. Ho bisogno di nuova musica, ma l’unica che mi viene in mente è quella solita. For entertainment they watch his body twist, behind his eyes he says “I still exist”.
I muri si squagliano perché non ci sei tu a stringermi. Però esisto. Torna qui a prendermi.
Ascolterei: PJ Harvey, Is this desire? - Clock Dva, Thirst
Testa sola, buio forse notte. Le previsioni non se la sentono di escludere la possibilità di altra pioggia. Anticipo le domande ed eludo ogni dubbio con un gesto rapido da riprodurre come segue: mano aperta, palmo verso il basso e parallelo al suolo, polso molle che ruota orizzontalmente da sinistra a destra, dita tese e morbide in 151 gradi o poco più di mobilità semicircolare. Non so se mi spiego. Da ripetere ossessivamente eppure senza cura, tanto che non mi accorgo se lo sto facendo o meno. I muri si squagliano. Ho bisogno di altra musica, musica per questo nuovo momento. Fase: della-paura-di-non-esser-più-capace-a-star-sola. So che verrai presto, appena possibile. Ma ora? Il mio film preferito è quello in cui David Bowie viene dallo spazio. I muri si squagliano eppure silenzio. C’è forse una porta spalancata da cui qualcuno sta osservando? Indosso il cartone del dixan fingendo sia un casco. Aspirare i resti del detersivo in polvere che stava nella confezione ha qualcosa di illegale, da qui sotto. Ho bisogno di nuova musica, ma l’unica che mi viene in mente è quella solita. For entertainment they watch his body twist, behind his eyes he says “I still exist”.
I muri si squagliano perché non ci sei tu a stringermi. Però esisto. Torna qui a prendermi.
Ascolterei: PJ Harvey, Is this desire? - Clock Dva, Thirst
giovedì 23 agosto 2007
wd? ha visto pensato e scritto:
..e allora un paio di montagne possono diventare un seno, una conversazione far apparire tutto così poetico, tutto semanticamente un altro tutto, 6 gallerie le une dentro le altre ricoperte di fiori, una stupida busta che vola, o contrarsi spleenici a piangere il dolore del globo su una parrucca volgarmente fucsia su strada. Malinconico.
Ma ognuno è fatto a suo modo, e Galbusera* lo sa.
*- trattasi di vecchia pubblicità
N.B.- Foto autoctona D.I.Y. scattata il 2 agosto e responsabilmente non copincollata da deviantart. Mpf.
Ma ognuno è fatto a suo modo, e Galbusera* lo sa.
*- trattasi di vecchia pubblicità
N.B.- Foto autoctona D.I.Y. scattata il 2 agosto e responsabilmente non copincollata da deviantart. Mpf.
lunedì 13 agosto 2007
aL ha pensato e scritto ciò che segue:
VERNICE-A-SPILLO
[Spunti metacinematografici da sottoporre alla mia approvazione. Ideatodirettointerpretato dalla sottoscritta]
Adoro l’immagine di me
gli occhi spalancati
sotto la frangia gravitazionale
mentre ci si consuma
ancorati agli sputi di un beat.
Non è stupore,
il mio
-soltanto visione impeccabile
di dita incrociate sopra il vostro baratro-gola.
Uno scatto di nervi smaltati.
Le luci in galleria.
Un sospiro trattenuto.
Zac. zac.
chirurgicamente oltre la perfezione.
E rotolano, rotolano, rotolano.
Poi immagino una voce femminile su “blowin’ in the wind” – no, non sono diventata una debosciata solare spensierata figlia dei fiori nel frattempo, che Bob Dylan non me ne voglia. Mai stato qualcosa di più lontano. Io o lui, dite? Beh fa lo stesso. È così azzeccata, però. E i titoli di coda.
Presente velluto blu? Ecco, all’incirca. L’inizio, dico. L’erba.nel.sole. Il volatile meccanico. I colori.
Signor Lynch, mi scritturi.
Divertente come l’opzione “cerca sinonimo” di word, interrogata per caso su beat, fornisca capellone, anticonformista. No, non sono diventata una debosciata solare spensierata figlia dei fiori nel frattempo, non scambio battiti per collanine.
Signor Lynch, la prego, mi scritturi.
[Spunti metacinematografici da sottoporre alla mia approvazione. Ideatodirettointerpretato dalla sottoscritta]
Adoro l’immagine di me
gli occhi spalancati
sotto la frangia gravitazionale
mentre ci si consuma
ancorati agli sputi di un beat.
Non è stupore,
il mio
-soltanto visione impeccabile
di dita incrociate sopra il vostro baratro-gola.
Uno scatto di nervi smaltati.
Le luci in galleria.
Un sospiro trattenuto.
Zac. zac.
chirurgicamente oltre la perfezione.
E rotolano, rotolano, rotolano.
Poi immagino una voce femminile su “blowin’ in the wind” – no, non sono diventata una debosciata solare spensierata figlia dei fiori nel frattempo, che Bob Dylan non me ne voglia. Mai stato qualcosa di più lontano. Io o lui, dite? Beh fa lo stesso. È così azzeccata, però. E i titoli di coda.
Presente velluto blu? Ecco, all’incirca. L’inizio, dico. L’erba.nel.sole. Il volatile meccanico. I colori.
Signor Lynch, mi scritturi.
Divertente come l’opzione “cerca sinonimo” di word, interrogata per caso su beat, fornisca capellone, anticonformista. No, non sono diventata una debosciata solare spensierata figlia dei fiori nel frattempo, non scambio battiti per collanine.
Signor Lynch, la prego, mi scritturi.
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